Pannelli solari verticali, affitti studenteschi, scarti vegetali, comunicazione accessibile e biopelle dal caffè: questi, in estrema sintesi, i cinque temi delle idee imprenditoriali selezionate come vincitrici della prima edizione della Call for Startup, iniziativa lanciata da C.NEXT Ivrea a fine aprile.
Nel XVIII secolo il Grand Tour era un lungo viaggio in Europa, in particolare in Italia, destinato ad allargare il sapere e la conoscenza di chi lo intraprendeva (per lo più ricchi aristocratici, va detto).
Noi, più modestamente, vogliamo portarvi alla scoperta delle regioni italiane e dei loro aspetti più interessanti in termini di propensione all’innovazione e opportunità di crescita e sviluppo economico–sociale.
Iniziamo questo “Viaggio in Italia”, in 20 tappe, dalla Liguria.
Una regione di frontiera
La Liguria è una regione di frontiera, con una posizione allo stesso tempo complessa e strategica. Nel contesto internazionale di oggi deve affrontare sfide importanti sul piano economico e sociale, valorizzando le sue potenzialità e risorse.
La regione detiene un primato poco invidiabile: il 29% della popolazione ha più di 65 anni e l’età media di 49,5 anni ne fa la regione più anziana d’Italia. I dati mostrano un evidente squilibrio demografico, con un progressivo invecchiamento della popolazione e una bassa natalità, che mette in dubbio la sostenibilità del welfare regionale nei prossimi anni.
Allo stesso tempo, la Liguria è anche un territorio di approdo. Il porto di Genova e la posizione geografica la rendono una delle prime tappe dei flussi migratori mediterranei. Questa doppia identità – anziana e multiculturale – rappresenta un nodo critico ma anche un’opportunità di innovazione sociale, ad esempio attraverso politiche di integrazione e lo sviluppo di nuovi servizi legati alla “silver economy”, ovvero attività rivolte ai bisogni e ai consumi della popolazione anziana.
Genova, il porto e l’industria
Genova concentra al suo interno quasi il 60% del valore aggiunto regionale (in pratica, il contributo alla produzione di valore e ricchezza), in particolare grazie al suo porto: il secondo in Italia (dopo Trieste) a livello industriale, con 47,5 tonnellate di merci movimentate nel 2024.
Diversi territori all’interno della regione, un tempo motori dello sviluppo, sono oggi classificati come “aree di crisi industriale complessa”, soggetti a recessione economica e perdita occupazionale di rilevanza nazionale. La Liguria presenta anche un indice di specializzazione industriale basso, un tasso di innovazione d’impresa al di sotto della media europea e un valore aggiunto industriale inferiore alla media nazionale.
Tuttavia, proprio queste fragilità possono trasformarsi in opportunità attraverso percorsi di rigenerazione industriale e investimenti in tecnologie digitali, green economy e filiere ad alto valore aggiunto.

L’importanza del turismo
Uno dei settori trainanti dell’economia ligure è il turismo. Il numero di ospiti registrati nel 2024 (5,2 milioni) è in crescita dell’8% rispetto al 2019, un dato superiore rispetto alla media italiana (+6,3%). Le Cinque Terre (5° brand turistico territoriale per incremento di presenze), Portofino, il Golfo dei Poeti, la Riviera dei Fiori e l’entroterra offrono esperienze diversificate che vanno oltre il turismo balneare.
Tuttavia, il settore resta ancora troppo stagionale e concentrato lungo la costa. È qui che si apre una grande opportunità: destagionalizzare l’offerta, valorizzare l’entroterra e prevenire fenomeni di “iperturismo” con politiche attente all’aspetto economico ma anche alla qualità della vita dei residenti.
Anche nel settore del turismo l’innovazione può giocare un ruolo chiave: strumenti di data analysis, promozione turistica digitale e sistemi di mobilità intelligente possono migliorare la gestione dei flussi e aumentare la competitività del sistema turistico regionale.
Formazione e capitale umano
Un dato regionale interessante riguarda il capitale umano: la percentuale di laureati nella fascia 25–39 anni è del 28,9%, in linea con la media nazionale. L’istruzione tecnica e professionale sta crescendo, con un +8,2% nelle iscrizioni agli ITS (Istituti Tecnologici Superiori), considerati strategici per la transizione digitale e green.
L’offerta di percorsi post diploma è rilevante, con 61 corsi universitari STEM (UniGe è il 6° ateneo d’Italia per numero di corsi STEM) e 6 ITS che, con 40 corsi attivi, offrono una formazione terziaria professionalizzante alternativa a quella universitaria, con un’alta specializzazione tecnica in settori chiave dello sviluppo regionale e nazionale.
Il territorio presenta inoltre un ecosistema formativo ben strutturato: l’Università di Genova, insieme a centri come IIT (Istituto Italiano di Tecnologia), rappresenta un asset fondamentale per attrarre giovani talenti e sviluppare ricerca applicata in ambiti chiave come robotica, biotecnologie, blue economy e intelligenza artificiale.
Innovazione aziendale
Sul fronte aziendale delle performance innovative, alcuni segnali indicano una dinamica positiva: crescono le collaborazioni tra università, enti pubblici e privati, soprattutto nei settori della logistica sostenibile, energia e digitalizzazione.
A proposito di sviluppo per le imprese, è utile sottolineare la presenza di numerosi “luoghi dell’innovazione” nella regione: un Competence Centre (degli 8 esistenti in Italia), una Casa delle Tecnologie Emergenti (delle 13 italiane) e due Parchi Scientifici Tecnologici, accanto a soggetti come PID (Punto Impresa Digitale), DIH (Digital Innovation Hub) e SPIN (Sportello Innovazione).
Ottimo, inoltre, l’apporto degli investimenti privati in Ricerca e Sviluppo, che rappresentano l’1,62% del PIL regionale contro l’1,41% della media nazionale.

La Liguria mostra quindi un interessante potenziale in termini di rigenerazione economica e sociale grazie alla presenza di un ecosistema ricco in termini di offerta formativa e di luoghi dedicati all’innovazione delle imprese, che potrebbe essere ulteriormente efficientato.
Investire in politiche di supporto allo sviluppo di nuove imprese, valorizzare al meglio l’offerta formativa e, soprattutto, sostenere la nascita di un sistema per l’innovazione capace di raccogliere e organizzare le esperienze positive esistenti – in alcuni casi di eccellenza – potrebbe essere la chiave per accelerare il processo di innovazione e rigenerazione della regione.
Fonti