Storie d’Impatto – Sefea Impact
Intervista a Gaia Giombelli, Analista ESG e Impatti in Sefea Impact
Quali sono gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) più identificativi per Sefea Impact?
Come Sefea la nostra mission è supportare il settore dell’economia sociale, andando a rafforzare quelle società che direttamente lavorano sugli obiettivi di sviluppo sostenibile.
Abbiamo una decina di SDG, sia ambientali che sociali, come obiettivi prioritari in cui investiamo: questi poi vengono calati nel concreto dalle aziende che supportiamo e che conoscono meglio i bisogni e le opportunità specifiche per il loro settore, definendo gli obiettivi di conseguenza.
Per esempio abbiamo investito molto in società attive sull’SDG numero 11, per lo sviluppo di comunità sostenibili, sull’obiettivo numero 10, per la riduzione delle disuguaglianze, e sul numero 8, che si riferisce al lavoro dignitoso. Abbiamo infatti nel nostro portafoglio realtà che si occupano di formazione e inserimento professionale, di NEET (i giovani che non studiano e non lavorano), di accesso al lavoro per le donne e le persone con disabilità…
Quali sono le attività e le iniziative che avete intrapreso, o avete già in programma, per raggiungere questi obiettivi? Come fate ad attrarre società interessate a sviluppare progetti sostenibili e a diffondere la cultura di una finanza sostenibile?
Le azioni principali sono sicuramente gli investimenti a cui contribuiamo attraverso l’adozione di un approccio di “impact investing” su tutti i nostri prodotti.
In questo senso adottiamo un approccio attivo e realizziamo attività di engagement con tutte le società partecipate. In termini di iniziative nell’ambito dell’impatto, insieme al Politecnico di Milano, sviluppiamo percorsi che partono dalla mappatura degli stakeholder e dalla definizione degli obiettivi di impatto e dei piani di monitoraggio. Questo approccio critico prevede poi l’uso di strumenti, come la “teoria del cambiamento”, per verificare che la direzione intrapresa sia quella giusta, armonizzando tutte le esigenze in termini di sostenibilità, reportistica e bilancio sociale.
Un’altra attività che svolgiamo è quella di monitorare l’impatto per assicurarci che non ci siano effetti negativi, né per gli stakeholder né per il pianeta e la società nel suo complesso. Questo monitoraggio viene fatto grazie a un set di indicatori standard definiti per il nostro settore di riferimento e partecipando anche direttamente alla governance. Inoltre siamo in fase di lancio di due nuovi fondi, stiamo sviluppando un software per la misurazione di impatto e siamo impegnati in varie attività di ricerca.
Vi capita di fare un’attività con un carattere più divulgativo e culturale, per esempio organizzare convegni e iniziative rivolte agli imprenditori sui temi della sostenibilità?
Generalmente partiamo da attività di engagement che coinvolgono i soci e le società in portafoglio, con eventi sui temi dell’impatto sociale, per condividere i nuovi approcci e le ultime conoscenze a riguardo. Per esempio aderiamo al Forum di finanza sostenibile e spesso a incontri all’interno delle Università.
Quale impatto concreto sulla vostra realtà, in termini di sviluppo e crescita, ha lo strumento della Relazione d’Impatto?
Noi facciamo una distinzione tra i temi di sostenibilità e i temi di impatto, che sono comunque legati tra loro, con due reportistiche diverse: le azioni di sostenibilità (intenzionali) producono un cambiamento e hanno un effetto che è proprio l’impatto sociale e ambientale, con risultati concreti che possono essere misurati.
La relazione d’impatto ha per noi un forte valore di trasparenza e di apprendimento perché ci permette di valutare sia se abbiamo generato cambiamenti, sia se gli strumenti e gli approcci che utilizziamo hanno un valore aggiunto per le società. In questo senso la relazione è un’occasione di dialogo, più che di verifica, per capire insieme alle partecipate se i dati delle performance di impatto sono in linea con le aspettative e i target fissati, per verificare che la strada sia quella giusta e, in caso contrario, trovare gli interventi necessari per aggiustare la rotta.
La relazione di sostenibilità – che è meno flessibile in termini di formato perché soggetta a normative di finanza sostenibile a livello europeo – ci permette comunque di promuovere azioni concrete con le specifiche aziende coinvolte, per esempio per la riduzione delle emissioni, soprattutto nel caso di siti produttivi.
Per quanto riguarda SEFEA, abbiamo iniziato a monitorare le emissioni nel 2022 e nel 2023 le abbiamo praticamente dimezzate passando a fonti energetiche “verdi”: anche questo diventa uno strumento di dialogo e per dare credibilità ai nostri progetti.
Come mai avete scelto di aderire e investire nel progetto C.NEXT?
L’attività di C.NEXT e dei suoi poli territoriali intercetta un bisogno di innovazione da parte di PMI e Corporate che noi riteniamo importante da soddisfare.
Lo facciamo cercando di sostenere soggetti, come appunto C.NEXT, che attivano e mettono a sistema diverse competenze che vanno a beneficio non solo di una società, ma di una serie di imprese e organizzazioni e di tutto il territorio nel suo complesso.
È molto rilevante poi il fatto che il tema dell’innovazione sia portato avanti sempre con un occhio di riguardo alla sostenibilità e che gli SDG vengano promossi e integrati nei vari progetti avviati.