Storie d’Impatto – UMANA
Intervista a Giuseppe Venier, Amministratore Delegato di Umana, agenzia per il lavoro
Quali sono i principali Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) individuati da Umana per le sue attività?
Il primo SDG che riteniamo identificativo per Umana è quello che riguarda il lavoro dignitoso. Questo non può tradursi nella semplice adesione alle norme e agli ordinamenti di legge vigenti (come la SA 8000) che spesso riguardano aspetti e condizioni di lavoro che oggi diamo per scontati.
Da parte nostra, infatti, vogliamo andare oltre e immaginare il lavoro sia come un diritto, sancito dalla Costituzione nell’articolo 4, sia come l’opportunità e la responsabilità di ciascuno nel contribuire al progresso sociale e spirituale della comunità in cui vive.
Vogliamo costruire percorsi di sviluppo condivisi, utili sia rispetto alla crescita professionale che alla realizzazione personale, insieme ai nostri stakeholder, a partire da chi lavora al nostro interno ma coinvolgendo anche le imprese con cui collaboriamo e i soggetti che si rivolgono a noi in cerca di un impiego. Ci poniamo questi obiettivi in un mondo in forte cambiamento, con la spinta della tecnologia e dell’innovazione che deve diventare un’occasione di riqualificazione.
Un altro obiettivo SDG a cui teniamo è quello riferito all’istruzione di qualità: siamo convinti che tutto passa attraverso una formazione continua delle persone, anche per quel che riguarda l’aspetto della sostenibilità ambientale. È fondamentale far aumentare la consapevolezza e la competenza su questi temi, a partire da chi ricopre un ruolo di governance, per formare migliori cittadini prima ancora che migliori lavoratori.
Infine vorrei citare l’obiettivo della parità di genere, un imperativo culturale ormai irrinunciabile e una grande opportunità per le aziende. Da questo punto di vista stiamo lavorando per continuare ad alzare l’asticella, ponendo le condizioni perché questo obiettivo si declini in sempre maggiore autonomia e possibilità di scelta ed emancipazione alle persone, a prescindere dal loro genere, identità e cultura.
Quali attività e iniziative avete in programma nell’immediato futuro per raggiungere questi obiettivi?
Il tema principale su cui ci stiamo concentrando è il velocissimo cambiamento delle competenze. In questa fase storica abbiamo un disallineamento tra le competenze tecniche disponibili e le richieste del mercato. Non solo: anche le persone già inserite nel mondo del lavoro si trovano sempre più spesso a dovere fare i conti con una realtà diversa da quella che avevano imparato a conoscere.
Un recente report del World Economic Forum, Future of Jobs, prevede che un quarto delle posizioni lavorative cambierà da qui al 2027.
L’innovazione tecnologica, in particolare l’Intelligenza Artificiale, sta avendo impatti enormi sulle professioni: pensiamo al ruolo del medico e al potenziale infinitamente superiore della AI di definire diagnosi e di verificare esami, o guardiamo al modo di lavorare degli sviluppatori, che oggi possono usare la tecnologia per aumentare la loro produttività. Va compreso poi come l’Intelligenza Artificiale impatterà sulla robotica e quindi sulla capacità di sostituire l’uomo nei lavori manuali.
Questi cambiamenti si riflettono anche sulle competenze soft: allo stesso modo per cui allo sviluppatore oggi insegniamo Python, dobbiamo anche trasferire tutta una serie di competenze soft perché sappia lavorare nel nuovo mondo del lavoro grazie a capacità di innovazione, lavoro in gruppo, di pensiero sistemico che vanno oltre alle competenze tecniche.
Per questi motivi, ormai da tempo, Umana sta lavorando, insieme alle aziende, dal punto di vista della formazione, per una riqualificazione professionale in un’ottica di long life learning: una volta si diceva “se non vuoi studiare, vai a lavorare”, oggi noi diciamo “se vuoi lavorare, ricordati che dovrai studiare tutta la vita”.
Quali risultati vi aspettate da queste attività?
Chi si occupa di lavoro come noi ha a che fare, da sempre e in maniera diretta, con l’impatto sociale delle sue attività. Il tutto, però, deve avere anche una sua sostenibilità economica. Le misurazioni di impatto sono sempre molto complesse, anche perché hanno una serie di variabili che influiscono sul risultato finale che spesso sfuggono alla governance diretta.
Inoltre, gli obiettivi che ci poniamo sono ampi e complessi e certamente misurabili su tempi lunghi. Se ci poniamo come scopo, per esempio, quello di aumentare il numero di donne nelle aziende con le quali collaboriamo, aumentare la loro presenza in ruoli di responsabilità, far sì che le persone siano più soddisfatte, le attività educative e la costruzione di reti con il territorio diventano fondamentali. Per questo, quello che vogliamo fare sempre di più è lavorare sulle generazioni più giovani, ad esempio andando nelle scuole a fare attività di orientamento e raccontando le nostre esperienze, in modo da aumentare la consapevolezza sulle dinamiche del mondo del lavoro e sui cambiamenti in atto.
In questo senso, entrare in partnership con soggetti importanti come C.NEXT, che possano condividere parte di questi percorsi, diventa un’ulteriore occasione per creare sinergie tra generazioni ed esperienze diverse, in un’ottica di innovazione di persone e aziende. Più in generale, in termini di cultura collettiva. Riteniamo che questo sia un modo per essere davvero d’impatto, provando – come azienda – ad incidere sui territori e sulle comunità nelle quali operiamo e viviamo quotidianamente. Per riassumere con un esempio: saremo d’impatto non solo e non tanto se aumenterà la qualità del lavoro femminile nel nostro Gruppo e nelle nostre aziende clienti, ma se aumenterà nei territori dove noi operiamo.